Pemfigo Foliaceo

Il pemfigo foliaceo è la malattia autoimmune cutanea più frequente del cane e del gatto, descritta in queste specie da più di trent’anni. Negli animali affetti vengono prodotti autoanticorpi diretti contro i desmosomi, che causano il distacco fra i cheratinociti epidermici e la conseguente formazione di pustole. Nel cane si ritiene che vi sia una predisposizione genetica che ne determina una maggiore prevalenza in alcune razze; la luce ultravioletta, i microorganismi e alcuni farmaci possano essere fattori scatenanti in soggetti predisposti. Non vi è alcuna predilezione di sesso nel pemfigo foliaceo del cane e del gatto, mentre sembrano predisposte le razze Akita inu, Chow Chow, Dobermann, Terranova, Collie, Bassotto, Shar-pei e Pastore Australiano; nel gatto non si riconosce alcuna predisposizione di razza. Nel cane, l’età media di insorgenza della malattia è di quattro anni e il 65% dei soggetti sviluppa la malattia prima del quinto anno di età; non vi sono dati certi sul gatto. In entrambe le specie le lesioni sono simili e sono rappresentate da una macula da cui si sviluppa una pustola del diametro di 1-10 mm: in seguito la pustola si essicca ed esita in una caratteristica crosta giallo-brunastra. Le pustole possono essere follicolari o non follicolari e, data la sottigliezza dell’epidermide dei carnivori domestici, hanno vita molto breve. Se vengono coinvolti i follicoli, si possono sviluppare aree di alopecia (assenza di pelo). Nei casi più generalizzati le lesioni cutanee possono essere associate a segni sistemici quali ipertermia, depressione, zoppie, linfadenopatia ed edemi. In alcuni casi si osserva prurito, anche molto intenso. In entrambe le specie le lesioni si sviluppano frequentemente sulla testa, sul dorso del naso, nelle aree perioculari e sulla faccia interna dei padiglioni auricolari. Altre localizzazioni frequenti sono i cuscinetti plantari, con croste, ipercheratosi e possibili pustole e i genitali (scroto). Nel gatto si osservano spesso lesioni anche intorno ai capezzoli e nelle pliche ungueali (tra le dita), in cui si raccoglie un essudato caseoso di colore chiaro, citologicamente costituito da neutrofili e cheratinociti acantolitici. La terapia del pemfigo si protrae in genere per tutta la vita, salvo qualche eccezione. La diagnosi si ottiene in genere con il quadro clinico, esame citologico e con l’esame istologico, mentre i test sierologici ELISA già in uso nell’uomo non sono a disposizione in medicina veterinaria. Le terapie sono per lo più ancora basate sull’uso di antibiotici per controllare le infezioni secondarie, glucocorticoidi in terapia combinata con farmaci immunosoppressivi (ad es. azatioprina).